Come mutarono i boschi delle valli alpine dopo le glaciazioni?

Alla fine del Pleistocene, le aree che a mano a mano si liberavano dalla morsa dei ghiacci venivano gradualmente colonizzate dalla vegetazione: in una prima fase ancora fredda si sviluppò la tundra a Dryas, con specie erbacee, in seguito anche gli alberi si fecero avanti risalendo lungo le valli.
I pini cembri furono i primi a colonizzare le vallate alpine, circa 12.000 anni fa.

L' Era attuale, l'Olocene, iniziò 10.000 anni fa e fu caratterizzata da un clima più favorevole, anche se restarono comunque delle deboli oscillazioni climatiche che influenzarono lo sviluppo delle piante.

In un primo momento si espansero i boschi di pini cembri alle quote superiori (sino ai 2300 m di quota), mentre alle quote inferiori dominavano i boschi di querce.

Circa 9.000 anni fa iniziò un'epoca di clima boreale, in cui la temperatura raggiunse i valori attuali, ma il clima fu più secco. Durante questo "optimum climatico" si ebbe una diffusione delle querce.

Quando le oscillazioni climatiche portarono ad un clima più caldo ed umido (8.000 anni fa) l'abete rosso ed il nocciolo si svilupparono a spese dei boschi di querce; il limite del bosco fu di 100 m circa superiore a quello odierno.

Nei momenti di recrudescenza climatica si ebbe un'espansione dei faggi (di origine sud-orientale) e degli abeti bianchi (di origine sud-occidentale), finché, intorno a 6.000-5.000 anni fa, il faggio e l'abete bianco migrarono verso quelle che oggi sono le Alpi Orientali, mentre l'abete rosso si espanse sulle Alpi Occidentali, in particolare in Svizzera.

Si può affermare che da allora sino ad oggi, almeno nelle aree prealpine, il faggio sia l'essenza arborea dominante.
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Boschi nell'alta Valle Cervo
(Piedicavallo, Biella - Italia)






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