Fauna selvatica e foreste: il pascolamento
In un post precedente abbiamo detto che gli ungulati possono agire sulle specie forestali con il pascolamento, lo sfregamento e lo scortecciamento.
Entriamo nel dettaglio del PASCOLAMENTO, termine col quale si intende il prelevamento di germogli, foglie o di getti a scopo alimentare, compreso il prelievo di semi o di piantule che possono essere strappati o sezionati.
I mammiferi ruminanti (quali gli ungulati come cervo e capriolo) hanno la
caratteristica di avere un palato corneo nella mascella superiore e gli incisivi
nella mascella inferiore. Essi prelevano dunque il cibo pinzandolo tra il
palato e gli incisivi inferiori e lo masticano con i molari. Grazie a questa
caratteristica si può distinguere il pascolamento dei mammiferi ruminanti da
quello dei micromammiferi (arvicole, topi) o da quello dei lagomorfi (lepre,
coniglio).
Alcuni insetti (Rincoti) possono occasionalmente danneggiare dei germogli in modo simile ai danni da pascolamento.
Determinazione dell’altezza del danno
L’osservazione della ferita sulla pianta
non permette di determinare la specie responsabile del pascolamento nell’ambito
della stessa famiglia (cervo o capriolo, lepre o coniglio).
Alcuni elementi possono fornire qualche
indizio supplementare:
●
Osservazione degli indici di
presenza (impronte, tracce) in prossimità delle piante recentemente pascolate;
●
Altezza della ferita rispetto al
livello del suolo: si ammette generalmente
che un capriolo possa raggiungere dei rami sino a 1,20 m, un daino sino
a 1,5 m e un cervo fino a 1,8 m.
Inoltre capita spesso che gli animali pieghino o spezzino i tronchi per raggiungere dei germogli altrimenti inaccessibili. In certe condizioni particolari si possono modificare le altezze massime di accessibilità: lo spessore della neve o una forte pendenza possono facilitare un animale a raggiungere i rami più alti altrimenti inaccessibili.
Sensibilità delle essenze forestali
Le resinose subiscono più frequentemente
un pascolamento in periodo invernale (fonti di cibo più rare, germogli e gemme
delle resinose scoperte dalla neve), ma si può rilevare un pascolamento anche
sui getti prima della lignificazione.
Le foglie delle latifoglie vengono in genere consumate in
periodo di vegetazione.
Alcune essenze forestali sono più
ricercate di altre, ma c’è una grande variabilità in funzione del sito e della
specie animale.
Una stessa specie poi è più sensibile quando è coltivata in vivaio, rispetto a quando cresce spontanea.
Una specie a crescita rapida diventa più velocemente indisponibile rispetto a una a crescita lenta.
In generale:
essenze molto pascolate sono: quercia, abete,
acero, frassino, ciliegio;
essenze meno pascolate: abete rosso, faggio,
larice, douglas, pino silvestre.
Conseguenze
del pascolamento:
- a livello dell’albero ...
- La riduzione della crescita in altezza (è la conseguenza più grave)
- La perdita di una gran proporzione di rami laterali influenza anch'essa la crescita perché diminuisce la fotosintesi;
- la pianta che ha perso l'apice tende a crescere forcuta e la sua qualità silvicola risulta alterata;
- se si ripete più volte la perdita dell'apice terminale o dei laterali la pianta può acquisire un aspetto cespuglioso con biforcazioni multiple.
- ... e sul popolamento forestale
- compromissione della rigenerazione del popolamento;
- nei popolamenti naturali le specie più appetite scompaiono, lasciando il posto a quelle più resistenti o meno consumate.
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