Il cervo volante (Lucanus cervus L.)

Un gigante tra gli insetti dei boschi europei, il cervo volante, Lucanus cervus L., appartiene all’ordine dei Coleotteri, superfamiglia Scarabaeoidea, famiglia Lucanidae.
Avvistarlo è piuttosto difficile, perchè è diventato molto raro. Nel secolo scorso era ancora abbastanza diffuso: mio padre mi raccontava che, da bambino, lo vedeva spesso volare vicino ai boschi di faggio in Valle Cervo (Biella).
Ho avuto il privilegio di osservarlo solo due settimane fa, nel giardino: un bel maschio ha purtroppo finito la sua vita ai piedi del mio acero rosso! Mio marito lo ha subito fotografato col cellulare:

cervo-volante

Io sono riuscita a fotografarlo solo due giorni dopo: per la decomposizione il colore dell’insetto si è alterato.
E’ un grosso maschio lungo 8 cm. Si distingue dalla femmina per le mandibole sviluppate così tanto da sembrare il palco di un cervo!

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Questi coleotteri sono innocui per l’uomo, il maschio non riesce quasi a muovere le mandibole a causa della loro dimensione spropositata; la femmina invece ha mandibole piccole e se disturbata può dare dei dolorosi pizzicotti.
Probabilmente le “corna” sono un’attrazione per le femmine e nei combattimenti tra maschi il pretendente con mandibole più grandi ha maggiore probabilità di respingere l’avversario e conquistare la compagna.

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Le foto seguenti mostrano la parte ventrale dell’insetto: si vedono le tre paia di zampe (una spezzata …) e sotto al capo l’apparato boccale (ciuffo arancione).

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Il cervo volante adulto nei mesi estivi (giugno e luglio) si nutre della linfa degli alberi, in particolare delle querce; i maschi volano alla sera alla ricerca delle femmine che restano generalmente sulle piante.
Le uova sono deposte in ceppaie marcescenti, dove le larve si sviluppano lentamente nutrendosi del legno in decomposizione. Le larve sono biancastre, carnose e voluminose, a forma di C; in 5 anni raggiungono la maturazione impupandosi in una nicchia scavata nel legno.

Questa specie ha un ciclo vitale molto lungo e nicchia trofica particolare; la sua sopravvivenza è strettamente legata alle querce ed alla presenza di boschi naturali con ceppaie, alberi caduti e resti di tronchi che si decompongono! Quindi è importante mantenere il più possibile aree boscate in cui l’ecosistema si autoregoli seguendo i ritmi naturali e non si spezzino le catene alimentari.

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