Coleotteri del genere Meloë

Meloë sp. adulto
Coleotteri dal corpo molle, con collo stretto e elitre corte. Sono parassitoidi di api solitarie o di cavallette.
Le larve primarie di questo gruppo di insetti hanno fatto scervellare a lungo i naturalisti, a causa del loro aspetto e del loro comportamento particolari nel mondo dei coleotteri, tanto che inizialmente erano classificati come una specie a sé. Fu il naturalista inglese George Newport (1803-1854, presidente della Società Entomologica di Londra dal 1843 al 1844) a fare delle fortunate osservazioni e a descrivere il ciclo vitale dei Meloë, in “The natural history, anatomy and development of Meloë” e in “On the Natural History, Anatomy and Development of the Oil Beetle, Meloë, more especially of Meloë cicatricosus, Leach.” del 1847.
Al suo studio si aggiunsero poi i dati raccolti dall’entomologo Jean Henri Fabre (“Mémoires: les Meloides” e “Souvenirs entomologiques”, série II, chapitres 16-17) a cui faccio riferimento per parlare oggi di questi piccoli interessanti coleotteri.
adulto di Meloë
In primavera, tra aprile e maggio, la femmina cerca un terreno arido e ben esposto al sole; tra le radici di un ciuffo d’erba scava un buco di un paio di pollici di profondità e vi depone un mucchietto di uova; poi richiude con cura il buco. Complessivamente, in vari buchi ad intervalli di alcuni giorni, depone parecchie centinaia di uova. Meloë proscaraboeus, secondo George Newport, arriva a deporne 4218.
Le uova schiudono rapidamente dopo 30-40 giorni: in maggio-giugno nascono minuscole larve, chiamate triungulini, dotate di unghie robuste; esse si arrampicano sugli steli dei fiori primaverili e attendono sul fiore l’arrivo di un Imenottero o di un Dittero suo parassita. Secondo Fabre le larve non sanno distinguere l’imenottero ospite e si arrampicano su ogni visitatore del fiore, preferendo però insetti ricoperti di peluria. Le poche larve che trovano l’ospite giusto si fanno trasportare al nido, dove si staccano e cercano un uovo da mangiare. A questo punto si trasformano in larve secondarie, con corpo molle, e si cibano di miele, spostandosi di celletta in celletta. Un’ultima muta dà la pseudo-crisalide che non si muove e non si nutre più: è ricoperta da un tegumento corneo. La pseudo-crisalide si trasforma infine in una larva da cui si originerà la vera ninfa, dalla quale sfarfallerà l’adulto.
Fabre parla di ipermetamorfosi per i Meloë: durante le mute che da larva portano alla ninfa e poi all’insetto adulto il corpo dell’insetto si trasforma notevolmente nell’aspetto esterno per permettere il movimento (arrampicarsi, spostarsi tra le cellette), la sopravvivenza in ambienti diversi (sul fiore, nella celletta al buio e nel fluido miele) e l’assunzione del cibo (prima uova poi miele), mentre le viscere interne non si modificano sostanzialmente (nella ninfa si completa lo sviluppo degli organi genitali e si concentra il sistema nervoso, come negli altri insetti che metamorfosano).
Quando vengono disturbati i Meloë adulti sono in grado di secernere dalle articolazioni un liquido maleodorante e irritante: si tratta dell’emolinfa dell’insetto.
 Meloë adulto

Per chi volesse approfondire lo studio delle larve dei coleotteri meloidei europei segnalo un recente articolo pubblicato da “European journal of Entomology” nel 2004: Description of the first instar larvae of three species of Meloë with a key to the triungulins of Central European species of this genus (Coleoptera: Meloidae) di Johannes LÜCKMANN e Siegmund SCHARF. Sulla biologia di alcune specie di Meloidae centroeuropei: Reproductive biology and strategies of nine meloid beetles from Central Europe (Coleoptera: Meloidae) di J. Lückmann e T. Assmann. 

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